Non perdiamoci di vista

I romanzi di Federica Bosco sono così: te li senti subito addosso. Anche se non sei proprio come quella di cui stai leggendo e la tua vita non si avvicina particolarmente alla sua. Come se da un momento all’altro squillasse il telefono e potessi riconoscere dall’altra parte della cornetta proprio Benedetta la fisioterapista quarantaseienne di “Non perdiamoci di vista”.  Da quando si è separata da Fabrizio, Benedetta si trova ad affrontare una vita complessa divisa tra il lavoro, la gestione dei suoi due figli (di cui una, Vittoria, in piena crisi adolescenziale) con l’aiuto della severissima ed efficientissima madre, e la nascita di un nuovo amore. Che poi proprio nuovo non è. Quella con Niccolò infatti è stata la prima storia importante ai tempi del liceo finita quando lui, per volere dei genitori, è volato a Londra per gli studi universitari, dove tuttora vive. Ma la vera costante della vita di Benedetta è la comitiva di sempre, che ancora frequenta (e di cui fanno parte tanto Fabrizio quanto Niccolò) e con la quale ha condiviso tutto il viaggio dall’adolescenza fino ad oggi.

“E, a guardarci bene, a parte il fatto che ci eravamo riprodotti ed eravamo invecchiati, eravamo in tutto e per tutto gli stessi che passavano i pomeriggi seduti sul motorino a fumare trent’anni prima, gli stessi della compagnia di via Gonzaga…Ma in fin dei conti non eravamo cambiati; continuavamo ad aspettarci qualcosa dalla vita, qualcosa di spettacolare e unico che prima o poi sarebbe arrivato …”.

Il romanzo è ricco di storie e di persone, ognuna delle quali ha molto da dire. Andrea per esempio è il ricco della comitiva, un purosangue invecchiato senza mai crescere, come lo definisce Benedetta, a cui piace ancora giocare con le donne, con le auto, con i soldi. Eppure Andrea, così superficiale e vuoto, ci dirà che anche quando la vita si fa imprevedibile e siamo costretti ad accettare ciò che lei ha deciso per noi, possiamo ancora dire la nostra, assorbire il cambiamento rimanendo fedeli a noi stessi.

C’è Antonella che ha passato la vita alla ricerca di conferme, prima tra tutte quella di meritarsi, come gli altri, di essere amata.

E poi, naturalmente, c’è Benedetta. E’ una donna responsabile, una confidente affidabile, quello che si direbbe un porto sicuro. Fa quello che deve, sempre e per tutto il giorno, ma sa stupirci con una imperfezione che la rende profondamente vera. Perché a volte anche quello che non si dovrebbe fare, che “non sta bene” direbbe qualcuno, si rivela essere l’unica scelta efficace. Ci piace vederla urlare, perdere le staffe, litigare con la madre, rispondere per le rime a chi se lo merita senza pensarci due volte, a difesa sua o di chi ha meritato la sua protezione. Ci piace che scelga ancora una volta di inseguire l’amore con la forza e la passione di chi crede in una nuova opportunità ma allo stesso tempo sa di possedere le armi dell’esperienza che le consentiranno di capire se stavolta ne vale veramente la pena.

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