La vita davanti a sé

Ispirato al celebre romanzo di Romain Gary “La vita davanti a sé”, l’omonimo film di Edoardo Ponti e Ugo Chiti è una storia d’amore, perso, respinto, ritrovato, sempre salvifico.

Protagonista è l’ancora bellissima Sophia Loren, diretta dal figlio Edoardo, che interpreta Madame Rosà. Nella cornice di Bari, dei suoi quartieri più difficili, la donna tira a campare ospitando per brevi o lunghi periodi i figli delle prostitute con le quali ha condiviso in passato l’esperienza della vita in strada. Ormai stanca, piegata dagli acciacchi dell’età e dai dolori di una vita severa, Madame Rosà accoglie in casa il piccolo Mohammed, detto Momò, cedendo all’insistenza del suo amico e medico, il dottor Cohen, che non può occuparsene. Momò è un bambino senegalese di 12 anni che ha perso la mamma e che nei suoi pochi anni di vita ha dovuto affrontare già tantissime prove. Solo al mondo passa le giornate in strada affascinato dai guadagni facili dei delinquenti che vede arricchirsi nelle piazze di spaccio della città. Il suo piccolo mondo complesso si incontra con quello di Madame Rosà, anch’essa piena di cicatrici ancora aperte, severa, dura in volto e nei modi ma non per questo stanca di darsi e di accogliere. La vita trascorsa non l’ ha piegata, ha di certo contribuito ha dotarla di una forte corazza, ma non le ha tolto la capacità di condividere empaticamente la sofferenza e ricavare da questa condivisione la forza per affrontare i giorni a venire. Attraverso l’accudimento, che è sempre un’espressione nobile dell’amore, Madame Rosà riesce a salvare le persone con le quali trascorre anche piccole parentesi di vita, a condurle in un porto sicuro, a restituire loro la fiducia nel prossimo spesso prematuramente persa. Come nel caso di Momò, piccolo ma già sufficientemente maturo per cogliere appieno l’unicità di quell’incontro dal quale potrà prendere ma anche restituire gratitudine e amore nel modo in cui Madame Rosà lo richiede e che solo lui saprà comprendere.

Consigliato?
4/5