Insegnami la tempesta

Siamo a Roma, in una famiglia medio borghese del quartiere Prati. Protagonisti Emma, la mamma, Matilde, la figlia diciottenne e Fausto, il papà. Quello tra madre e figlia è un rapporto complicato di perenne contrasto, fatto di lunghi silenzi da una parte e di urla dall’altra. In mezzo il padre Fausto, un uomo dai sentimenti nobili, capace di accogliere e di ascoltare. Per questo ha conquistato la fiducia della figlia che trova in lui l’unico confidente della famiglia. Ciò che appare chiaro fin dall’inizio è che Emma sia una mamma molto apprensiva; una di quelle madri che i figli detestano per la mania di controllo sul presente come sul futuro, e perché questo controllo tarpa le ali della libertà e dell’emancipazione cui ognuno di loro spontaneamente tende. L’adolescente in questione è Matilde, una ragazza imperturbabile, incline al controllo e alla razionalità come raramente alla sua età, la cui opposizione ai “grandi” si esprime in maniera silenziosa, per privazione, vive di assenze che gridano disapprovazione per la madre. Matilde non è una ragazza immeritevole di fiducia e la sua contrapposizione alla madre non è un capriccio figlio dell’età, sembra al contrario sorretta da una motivazione reale. La confidenza tra Fausto, che scopriremo non essere il padre biologico della ragazza, e Matilde è per Emma un vero e proprio fallimento: Fausto ha il privilegio di vivere una dimensione di intimità con la figlia cui a lei non è consentito accesso. Questo la indurisce ancora di più, suscitando il più delle volte antipatia. Nella storia interviene poi in maniera un po’ forzata la figura di Irene, vecchia amica di Emma con cui i rapporti si erano interrotti bruscamente molti anni prima. Il loro passato s’impossessa prepotentemente del racconto e appare addirittura immotivato che Matilde nel momento di maggior difficoltà e smarrimento decida di recarsi proprio da Irene, una donna che non ha mai visto e della quale conosce solo il passato di rottura con la madre, ignorandone le ragioni. Irene è suora in un convento di clausura, luogo che diventerà la scena di incontri, fughe ed appuntamenti mancati in un continuo cercarsi e respingersi tra Emma e Matilde di cui non sempre si comprendono le modalità e le ragioni. Come dicevo è chiaro che Matilde nutra del vero, motivato rancore per la madre ma fino alla fine non si riesce a dare consistenza alla reale motivazione. Va bene, Emma è stata una madre oppressiva, il cui affetto si è espresso troppo spesso tramite gesti di controllo e troppo poco con il trasporto puro dell’amore materno, ma ciò non può giustificare fino in fondo il  comportamento respingente di Matilde. E continuerà ad esserlo anche quando avrà la possibilità di capire che il passato può ripetersi, quando le verrà offerto un punto di vista privilegiato sulla vita della madre ed insieme ad esso la possibilità di assolverla, se mai fosse necessario.

Il romanzo è scritto egregiamente. La copertina ed il titolo invogliano senza dubbio alla lettura ma rimane una domanda, che pare non trovare risposta: di quale tempesta parliamo??

Consigliato?
2/5
Acquistalo su Amazon