Eureka street

Oggi voglio parlarvi di un grande classico della narrativa europea Eureka Street che non avevo ancora letto e che ho recuperato in questo periodo di lockdown. Mi è piaciuto molto. E’ un romanzo di Robert Mcliam Wilson del 1996, ambientato nella Belfast dei Troubles quando gli attentati dell’IRA erano all’ordine del giorno costringendo la popolazione ad una normalità fatta di costante paura. 

“Per quanto incantata e sfavillante, Belfast parla chiaro. Le bandiere, le scritte sui muri e i fiori sui marciapiedi parlano chiaro. E’ una città in cui la gente è pronta a uccidere e a morire per pochi brandelli di stoffa colorata…Un’assurdità, un rompicapo che avvelena il sangue, una spirale senza fine che impedisce ogni cambiamento”.

Attraverso le pagine di questo libro potrete scoprire tantissimo del conflitto nordirlandese, raccontato da chi come l’autore a Belfast ci è nato. Mcliam è riuscito a riportare il dietro le quinte di un teatro di pura violenza, dove l’uomo è abbandonato a se stesso e non trova strumenti per alimentare la speranza nel futuro. La povertà in tutte le sue molteplici vesti – culturale, morale, economica, affettiva – la fa da padrona trascinando gli uomini in un pantano da cui è difficile uscire. La routine quotidiana si compone di poche cose per lo più futili come gli acquisti di poco prezzo dai cataloghi, la televisione, le birre al pub. I rapporti umani sono tutto, il difficile è trovare l’altro da te quando l’eco del vuoto che hai dentro si fa assordante. Nonostante la narrazione di questa realtà arrivi diretta, senza mediazioni edulcorate, il racconto riesce ad essere incredibilmente ironico, divertente e grottesco. I personaggi poi sono tutti simpaticamente grevi e la loro condizione suscita affetto ed empatia.

I due protagonisti sono Jake e Chuckie, amici di una vita.

Jake è il bello ma ombroso: si umilia ogni giorno con un lavoro malpagato e immorale assorbito da un vuoto che scava nel profondo ben più delle difficoltà economiche, che pure non mancano. E’ alla costante ricerca dell’amore dopo aver perso prima quello dei genitori, che lo hanno abbandonato alle cure della famiglia adottiva, e poi quello di Sarah, la sua ragazza volata a Londra ormai stanca della vita di Belfast. Jake è un dolce sognatore che rifugge come può un passato violento in cui non si rispecchia e che Sarah lo aveva aiutato ad accantonare, ma che suo malgrado a tratti riaffiora.

“Prima di incontrarla mi guadagnavo da vivere facendo a cazzotti o dando a vedere che ero pronto a farlo. Buttafuori, guardia del corpo, generico gorilla, bestione tuttofare: avevo spaziato a 360 gradi in quel nobile campo. Non sono grosso e neanche cattivo, ma picchio duro…Grazie a Sarah per due anni non avevo più fatto a pugni. Poi Sarah se n’è andata. Quattordici giorni dopo, al Morning Star, un ragazzo di Ottawa Street mi aveva detto che ero un idiota a pisciare fuori dal bagno: l’avevo steso”.

Poi c’è Chuckie. La strada in cui abita è quella che dà nome al libro, Eureka Street: i pochi metri che la attraversano e i suoi abitanti sono uno spaccato della vita a Belfast in quegli anni. Chuckie è sovrappeso, calvo e nemmeno particolarmente sveglio. Abita da tutta la vita in casa con sua madre, una donna segnata da una vita troppo ingenerosa. Chuckie la ama, lo dimostrerà più volte nel corso della storia, eppure quella donna rappresenta per lui il simbolo di un fallimento che non tollera più. Stanco di una vita che non gli ha offerto occasioni Chuckie decide di reagire: inventa, nel vero senso della parola, un business che nel giro di pochissimo tempo lo renderà molto ricco.  Ciò che accade a Chuckie, incluso l’incontro con una ragazza americana troppo bella per lui, lascia increduli tutti coloro che lo circondano e lui stesso. Eppure succede, aggiungendo un tassello di assurdo ad una realtà che nega ogni certezza e stupisce nel suo privare e concedere senza regole.

“Chuckie aveva seguito l’intuizione del momento trascinando i suoi interlocutori in un carosello di progetti inverosimili, ipotesi inconsistenti, idee improbabili e irrealizzabili castelli in aria. Dopo tre ore di simili stronzate (il più delle volte inintelligibili persino allo stesso Chuckie) la commissione aveva acconsentito  a concedergli un finanziamento di ottocentomila sterline per i primi otto mesi di attività…”. 

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