Come un respiro
- di Ferzan Ozpetek

E’ domenica mattina e Sergio e Giovanna sono intenti nei preparativi del pranzo. Trascorreranno, come spesso accade, la loro giornata insieme agli amici più intimi nella loro casa a Testaccio. Una bella e giovane coppia, una casa accogliente nel cuore di Roma, un pranzo semplice e saporito cucinato con amore. La tranquillità dei preparativi è turbata però dall’arrivo di un ospite inatteso e sconosciuto.
“Ha aperto la porta con impeto, senza guardare chi ha suonato, sicuro di trovarsi davanti la coppia di amici, e invece sul pianerottolo c’è una signora un po’ appesantita dall’età, deve aver passato la settantina….Sergio la osserva, fra lo stupito e l’affascinato. Chi può essere quella donna?”
La sconosciuta si presenta con il nome di Elsa Corti e afferma di avere abitato in quella casa molti anni prima insieme alla sorella Adele, la persona che gliela ha venduta. Elsa, la cui età avanzata non tradisce una bellezza che in gioventù deve essere stata ammaliante, è appena tornata a Roma da Istanbul dove ha trascorso buona parte della vita, ed il suo unico desiderio è riaffacciarsi sul suo passato, un passato che, a quanto pare, vive tra le mura dell’appartamento. Nel momento in cui Elsa varcherà la soglia di quella casa gli eventi si susseguiranno rapidamente coinvolgendo in maniera tanto inattesa quanto inevitabile sia i padroni di casa quanto i loro ospiti.
Lo svolgersi degli eventi si alterna alla storia della vita di Elsa ad Istanbul, raccontata attraverso le lettere spedite negli anni alla sorella Adele. Il mistero inquietante che lega le sorti delle due sorelle vive in ciascuna di queste lettere e lascerà il lettore in sospeso fino al momento in cui verrà svelato direttamente dalla bocca di Adele.
Lo stile del racconto rimanda con chiarezza a quello del Ferzan Ozpetek regista, tanto che sembra di leggere la sceneggiatura di un suo film (magari presto lo vedremo). Un’ impronta stilistica unica quella di Ozpetek che deve la sua riconoscibilità ad alcuni punti fermi, ad alcune costanti. Per cominciare l’ambientazione in luoghi in cui, così come per i suoi personaggi, convivono bellezza e dannazione, a rappresentare quanto tutto ciò che viviamo, dalle persone ai luoghi, sia portatore di identità differenti, di lati chiari e lati oscuri. I lati oscuri sono spesso quelli che i nostri occhi ignorano volontariamente, che non accettano per pregiudizio o superficialità generando inevitabilmente silenzio, nascondimento, mistero. Quando il mistero si svela e si dipana dinnanzi ai nostri occhi l’effetto può essere quello di una deflagrazione distruttiva o di una rinascita.