Le cose che non ti ho detto

Quando la storia d’amore tra due persone finisce, soprattutto se i sentimenti fino ad un certo punto ricambiati sono stati onesti e sinceri, la sofferenza è profonda e non risparmia nessuna delle persone coinvolte nella separazione. Gli stati d’animo si susseguono, spesso lasciandoci sorpresi per le nostre stesse reazioni (apatia, rabbia, dolore, ma anche forza e coraggio), che il distacco sia voluto o subito. Questo perché davanti a prove così grandi ci accorgiamo di non conoscerci davvero abbastanza. Mettendo in discussione la persona nella quale ci siamo specchiati per tanto tempo arriviamo a dubitare anche del nostro posto del mondo che, inevitabilmente, non può più essere lo stesso. Tutto questo può avere un effetto ancora più devastante se il pezzo di strada percorso insieme è molto lungo come nel caso dei protagonisti di questo intenso film.

E’ la storia di Grace, Annette Bening, e Edward, Bill Nighy. Edward decide, dopo 29 anni di matrimonio, di lasciare Grace. Così una mattina, convocato il figlio Jamie, Josh O’Connor, con lo scopo di assistere la madre dopo la sua rivelazione, le confessa che il loro matrimonio è finito e che appena dopo avere parlato con lei se ne andrà. Si trasferirà a casa di un’altra donna, Angela, che ha scelto per amore.

Come atteso la reazione di Grace è durissima: ancorata ad una forte fede religiosa non accetta la separazione dal marito e ne chiederà il ritorno con insistente disperazione. Poi la sua rabbia si farà furente e in ultimo si tramuterà nella spinta decisiva per la ripartenza. Edward, lontano dall’essere un insensibile infedele, è un uomo mite che trova nella possibilità di un nuovo amore l’opportunità di sentirsi vivo e libero da un matrimonio che non li rende più felici. Grande spazio merita il personaggio di Jamie che si trova suo malgrado a rivestire il ruolo di confidente e tramite tra i genitori. Non parteggia per l’uno o per l’altra ma si limita ad ascoltare ed è il vero elemento portatore di equilibrio nella storia. Questa separazione è per lui fonte di turbamento, mette in luce ai suoi occhi di figlio l’essere donna e uomo dei genitori e la loro rottura lo costringe ad una riflessione profonda su se stesso. Capisce che la felicità dei genitori sulla quale, come tutti i figli fanno, non si è mai interrogato è un elemento essenziale per dare speranza e luce al suo futuro. Toccante nella lettera ai suoi genitori recita : “perdonatemi se avrò bisogno che siate forti per sempre, perdonatemi se ho paura della vostra infelicità, se voi soffrite io soffrirò, se voi resistete io resisterò…un ultima volta”. La frase “Se vai avanti e la sopporti, l’infelicità, allora so che ce l’hai fatta, e anch’io saprò che ce la si può fare“, che dice Jamie a sua madre è al centro di una delle scene più coinvolgenti del film. La poesia ed i meravigliosi paesaggi di Seaford in Inghilterra sono altri due personaggi attivi della storia. Il film si chiude infatti con la poesia “Sono già stato qui” di Dante Rossetti, un gesto di generosità per chi si troverà a percorrere la stessa dolorosa strada, e scoprirà che nonostante tutto ci sono sempre pagine nuove da scrivere.

Sono già stato qui,
Ma quando o come non saprei dire
Conosco l’erba oltre la porta,
Il dolce odore pungente
Un suono, come un singhiozzo, le luci attorno alla baia.

Sei stata mia prima
Quanto tempo fa non saprei dire
Ma proprio quando al volo della rondine
il tuo collo si è girato in quel modo
Un velo è caduto – e ho saputo tutto di te.

È stato così anche prima?
E non fa così anche il tempo con il suo turbinio incessante
Che ancora una volta d’amore colma le nostre vite
A dispetto della morte,
E giorno e notte istilla una delizia ancora?

Dante Gabriel Rossetti

In programmazione su Sky

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5/5