Giorno della memoria

Ieri, 27 gennaio 2021, era il Giorno della memoria istituito nel 2005 dalle Nazioni Unite per commemorare le vittime dell’Olocausto. Il 27 gennaio 1945 è stato infatti il giorno in cui i sovietici abbatterono i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz.

In questa giornata in cui noi tutti celebriamo l’importanza di non dimenticare ciò che è avvenuto affinché mai più possa ripetersi, voglio ricordare e consigliare a chi non lo avesse già letto, il libro della storica e filosofa Hannah Arendt, La banalità del male.

Hannah Arendt inviata a Gerusalemme come reporter del New Yorker in occasione del processo al criminale nazista Adolf Heichmann, si rese conto che il male compiuto dai nazisti non fosse espressione di una rara malvagità che li aveva resi crudeli carnefici. Esso era, al contrario, banale perché figlio di una privazione di pensiero cui erano assoggettato chiunque fosse parte dell’infernale meccanismo nazista. Chiunque dunque inserito nello stesso processo potrebbe agire in ugual modo.

Il male così inteso è tanto più pericoloso perché, libero dal pensiero, può impossessarsi di tutti e ripetersi se non lo contrastiamo con tutte le nostre forze e ci impegniamo nel non dimenticare.

“Quel che ora penso veramente è che il male non è mai “radicale”, ma soltanto estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso “sfida”, come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua “banalità”. Solo il bene è profondo e può essere radicale.

Scena tratta dal film di Margarethe von Trotta

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